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02.04.2015
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Esperto, ortofrutta è motore italiano De Ponti(Unaproa) risponde a studenti del liceo romano Ripetta
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Testata : Ansa Expo


(ANSA) - MILANO, 2 APR - Il comparto ortofrutticolo è un motore non solo del settore agroalimentare, ma dell'intero Paese, con oltre 490mila aziende, più di un milione di ettari coltivati e 12,8 miliardi di euro di valore di produzione.

Eppure rischia di essere una miniera di opportunità sprecate, soprattutto guardando all'export, per via dei costi di produzione sopra la media Ue, della burocrazia e di norme non uniformi a livello europeo sull'impiego dei fitosanitari. Lo spiega all'ANSA Ambrogio De Ponti, presidente dell'Unione produttori ortofrutta (Unaproa), rispondendo a una domanda degli studenti del liceo romano 'Via di Ripetta'.

In Europa l'Italia si colloca al primo posto per il valore della produzione sia di frutta che di verdura, "è importante sia dal punto di vista quantitativo sia, in assoluto, per la qualità e la grande varietà, in cui è unica al mondo", rileva De Ponti.

Eppure produrre frutta e verdura nel Belpaese costa il 10% in più rispetto ad altri Paesi Ue, per via del "costo del lavoro e del costo del trasporto, i più alti in Europa".

Accanto a questo, "In Italia c'è una burocrazia asfissiante, che è il vero freno allo sviluppo nazionale e internazionale", sottolinea De Ponti. "Non si possono perdere 150 giornate all'anno per essere controllati da soggetti diversi sulle stesse cose. Sui controlli siamo il Paese più rigido del mondo e nella sicurezza alimentare siamo leader. I controlli sono i benvenuti, sia chiaro, ma in Italia spesso sono ripetitivi, non coordinati e richiedenti documentazione già in possesso alla Pubblica Amministrazione".

Un ulteriore freno competitivo all'export si trova nella difesa fitosanitaria, cioè nei "prodotti agrochimici, rigidamente controllati e sicuri, usati per difendere le piante dai parassiti". Attualmente, spiega De Ponti, "nonostante il mercato dei prodotti ortofrutticoli per l'Unione europea sia unico, sia a livello comunitario che a livello nazionale vi è una forte differenziazione delle prescrizioni contenute nei disciplinari", spiega il presidente di Unaproa. "La mancata uniformità di normative e procedure conduce a trattamenti differenti tra operatori di Paesi e regioni diversi, incidendo notevolmente sui costi di produzione. Com'è evidente, questo ha un impatto drammatico sulla competitività di impresa, a tutto discapito dei produttori italiani e dei consumatori".

Lo svantaggio competitivo è sia nei confronti dei Paesi extra Ue, da cui importiamo prodotti coltivati con regole più blande sulla sicurezza alimentare, sia all'interno dell'Unione. De Ponti fa un esempio: la Spagna può usare un prodotto per la conservazione delle pere, da noi vietato, che consente di mantenerle per il doppio del tempo, e quindi di esportarle anche in mercati più lontani. "Se le regole servono per tutelare la salute dei consumatori - conclude - non si capisce perché non possano essere realmente uguali per tutti". (ANSA).

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