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04.03.2015
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50 miliardi nel 2020: obiettivo possibile per l’export alimentare

Ambizioso ma possibile: il raggiungimento di 50 miliardi di export alimentare made in Italy entro il 2020 è alla nostra portata. L’obiettivo cui puntano l'industria alimentare e il Governo italiani si può centrare. A dirlo è Sace, la società di prodotti e servizi assicurativi che sostiene le aziende italiane nei loro rapporti con l'estero, che ha appena diffuso un rapporto piuttosto incoraggiante.

"Il momento attuale - si legge nello studio - appare particolarmente propizio per un recupero di competitività dell'Agroalimentare italiano sui mercati internazionali: ripresa economica delle nazioni a elevata domanda di Made in Italy, segnali di fiducia dal mondo imprenditoriale nazionale, nuova liquidità per effetto del prossimo quantitative easing, deprezzamento dell'euro verso dollaro e franco svizzero, Expo 2015 come vetrina dell'Italia e del mondo". Con tutti questi ingredienti, secondo Sace l’export agroalimentare potrebbe portare ottimi frutti. Risultati ancora più amplificati, per la società, se il comparto si concentrasse “su 10 prodotti agroalimentari di punta e su 10 geografie particolarmente rilevanti per ognuno di essi”. In questo modo, evidenzia lo studio targato Sace, “sarebbe possibile incrementare l'export oltre 7 miliardi entro il 2018, arrivando già a quota 40 miliardi".

Secondo Sace quasi il 70% di questo maggior export deriverebbe dalle vendite verso i mercati europei, in particolare Regno Unito, Germania, Francia. Attualmente l'Italia possiede una quota di mercato mondiale nell'agroalimentare del 3,1%, in linea con quella spagnola ma inferiore alle quote degli altri competitor (comprese tra il 4,6% della Cina e il 10,3% degli Stati Uniti). Il rapporto mette in luce che, accanto ai picchi di eccellenza conosciuti del nostro export agroalimentare (pasta, olio d’oliva e vino), l’Italia è ben posizionata anche in comparti non altrettanto noti, tra i quali spicca la frutta fresca, con in pole position mele e pere.

I competitor ci sono, specialmente la Germania per formaggi e latticini, salumi/insaccati e caffè, gli Stati Uniti e la Cina per l'industria conserviera e la frutta fresca, la Francia per il vino e la Spagna per l'olio. I Paesi concorrenti, però, sono meno noti nell'arena internazionale per la qualità dei loro prodotti alimentari.