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12.04.2012
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COMUNICATO CONGIUNTO ANICAV-UNIONI NAZIONALI OP

Si è registrata, congiuntamente, una forte preoccupazione dello stato della filiera, sia sul versante della produzione agricola, sia su quello dell’industria di trasformazione.
Alla situazione generale di crisi che investe il Paese, infatti, si sommano  le criticità  specifiche del settore  che stanno determinando una forte condizione di difficoltà nel sistema.
In particolare son state evidenziate:
•    una sofferenza  sul fronte finanziario con forti limitazioni nell’accesso al credito, comune a tutti i settori produttivi  italiani ma che nella filiera del pomodoro risulta particolarmente acuita;
•    un mercato del prodotto finito ancora in una fase di rallentamento nel quale non si leggono ancora segnali di inversione di tendenza;
•    un appesantimento delle scorte di magazzino, conseguenza del rallentamento mondiale dei consumi;
•    un incremento dei costi di produzione sia agricoli che industriali che rendono il sistema paese poco competitivo rispetto agli altri grandi paesi produttori e trasformatori e che rischia di mettere la filiera italiana, faticosamente costruito nel corso degli anni, fuori mercato.

Queste considerazioni impongono, per la ormai imminente campagna di trasformazione, una grande attenzione alla programmazione delle quantità, attraverso  un significativo contenimento delle superfici, in modo da ridurre i quantitativi di pomodoro da trasformare e intraprendere l’indispensabile e improcrastinabile  fase di riequilibrio  mercantile. 
Inoltre va avviata immediatamente una approfondita riflessione dell’intera filiera nazionale sul futuro del pomodoro da industria, ponendo al centro dell’attenzione le inefficienze strutturali del Paese Italia (logistica, infrastrutture, costo dell’energia, costo del lavoro, oneri fiscali,  ecc.)  che gravano sulla filiera sia di parte agricola che industriale.
Infatti assistiamo al paradosso secondo il  quale il prezzo del pomodoro in Italia, sebbene sia il più alto fra i paesi produttori concorrenti, sia europei che mondiali, non risulti sempre adeguatamente remunerativo per gli agricoltori e, nello stesso tempo, l’industria di trasformazione sopporta dei pesi che la rendono meno competitiva rispetto agli altri paesi.