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01.03.2014
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L’EDITORIALE DI AMBROGIO DE PONTI

immagine_editorCHE COSA CI ASPETTIAMO DAL NUOVO E GIOVANE MINISTRO  MARTINA

Ho assunto la Presidenza di UNAPROA nel novembre del 2010 e, in poco più di tre anni, ho già incontrato e conosciuto quattro Ministri delle Politiche agricole, alimentari e forestali nelle persone di Giancarlo Galan, Francesco Saverio Romano, Mario Catania e Nunzia Di Girolamo, senza contare il breve interim di Enrico Letta. Non voglio pensare al numero di Capi di Gabinetto, Direttori Generali e di Capi Dipartimento che si sono avvicendati in questo lasso di tempo, perché sarebbe una rappresentazione piuttosto amara e certamente noiosa dello stato di salute della nostra “agricoltura istituzionale”, e fa capire meglio di qualunque discorso della considerazione che il sistema Paese ha della nostra agricoltura. Adesso tocca a Maurizio Martina, il più giovane Ministro agricolo di sempre, lombardo come me, già Sottosegretario nell’ultimo Governo Letta.
Lombardo fu anche Giovanni Marcora che è stato anche il Ministro che ha occupato più a lungo nella storia della nostra Repubblica la poltrona principale del Dicastero di Via  XX Settembre, da novembre 1974 a ottobre 1980. Per questo il migliore augurio che posso fare al nuovo Ministro è quello di restare in sella come Marcora, perché questo sarebbe un grande segnale di stabilità per il nostro settore, dopo anni di turnover imbarazzante.

Ci sarà molto da fare per la nostra agricoltura, già a partire dalla prossima Presidenza del Consiglio dell’Unione Europea nel secondo semestre 2014 e già è una grande opportunità. Dobbiamo ripartire immediatamente  e dunque: auguri di buon lavoro al Ministro Martina. Da subito, anzi da ieri, perché non c’è più tempo da perdere! L’esperienza condotta in questi anni mi porta a riflettere sulla inderogabile necessità di avere una visione strategica di comparto, praticamente assente in questi anni.

A un Ministro “politico” come Martina credo si debba chiedere in primo luogo proprio questo: avere una strategia politica definita e camminare, o meglio correre, insieme per raggiungere gli obiettivi prefissati come Paese, come sistema, come comparto. Una richiesta che assume ancor più valore rispetto al prossimo periodo di Presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, poiché con ogni probabilità nel semestre italiano si chiuderanno i percorsi attuativi della riforma della PAC, in ordine all’OCM come allo Sviluppo Rurale.

È chiaro che la nostra strategia deve orientarsi nella direzione tracciata dalla Politica Agricola Comune e quindi è coerente considerare le OP e le AOP al centro di questa strategia. Ci piacerebbe che il Ministro confermasse questo orientamento, anche per dare un segnale inequivocabile alle Regioni in fase di predisposizione del prossimo PSR. Come ho avuto modo di dire in precedenza, ci piacerebbe che il Ministro lavorasse per favorire un’applicazione uniforme delle norme, tanto sul territorio italiano quanto su quello comunitario.

Non vogliamo risorse aggiuntive, ma almeno essere messi in condizione di spendere meno, questo sì. Tanto per iniziare potremmo contenere di molto i nostri costi se la burocrazia venisse realmente messa a servizio delle imprese. Possiamo e dobbiamo essere più competitivi, ma non riusciamo a esserlo se una Regione o un Organismo Pagatore applica le norme e prevede adempimenti sui Programmi Operativi in modo diverso dagli altri. Non possiamo essere competitivi se in una Regione è possibile utilizzare un principio attivo e in un’altra no, solo perché i disciplinari regionali sono diversi tra loro. Non possiamo essere competitivi se le regole sullo sviluppo rurale non sono omogenee tra i diversi Programmi regionali. Procedure talvolta inutili e dispendiose. A cosa servono 5000 firme e 140 fotocopie della stessa C.I. per partecipare a un bando pubblico come per il programma Frutta nelle scuole?

Proviamo allora a fare uno sforzo comune, mettendoci tutti dalla stessa parte, Amministrazioni pubbliche e operatori, senza quella malcelata presenza di un virus, neanche troppo occulto, che porta qualcuno a pensare, e talvolta a dire: “Tanto decidiamo noi”, e a qualcun altro: “Non cambierà mai niente e quindi mi arrangio”. Le cose cambiano solo attraverso una condivisione di obiettivi e metodi. Dobbiamo dire con forza che non siamo più disponibili a sopportare scelte piovute sopra le nostre teste dall’alto, ma contemporaneamente dobbiamo affermare con chiarezza i nostri interessi.
E infine chiedo al Ministro Martina un grande sforzo per armonizzare la spaventosa macchina dei controlli, perché non credo sia normale, ragionevole ed economico per una nostra Organizzazione di Produttori ricevere ogni anno più di 300 verbali di controllo, a volte per visite di poche ore ma che impegnano personale come poche altre attività aziendali. Senza contare le numerose Amministrazioni a diverso titolo coinvolte, senza la possibilità di mettere in comune gli elementi verificati. Controllateci, ma lasciateci lavorare!!!!
Vorrei infine che l’entusiasmo che caratterizza i giovani come il Ministro Martina potesse fare il miracolo e darci la spinta verso il futuro. Noi lo aspettiamo. Con ansia.